Il polichete alieno Branchiomma luctuosum
GIORNO 1
Il Lago Faro, zona A della Riserva Naturale “Laguna di Capo Peloro” si trova nel comune di Torre Faro, lungo le coste sicule nei pressi del punto in cui Sicilia e Calabria sono più vicini. È oggi collegato al più grande Lago di Ganzirri e, tramite due canali, al mare, ma le sue acque sono comunque stagnanti (è in effetti uno stagno costiero salmastro, in zona detto anche Pantano Piccolo) e ricche di materia organica. La temperatura dell’acqua più alta di quella circostante, la grande quantità di cibo in sospensione, e la presenza di un vasto impianto di mitilicoltura, rendono il Lago Faro un sito molto interessato dall’insediamento di specie aliene, ossia specie delle quali l’uomo ha volontariamente o accidentalmente modificato l’areale di distribuzione originario.
Il Lago, con una profondità massima di una quindicina di metri, presenta acque estremamente torbide, e un fondale fangoso da cui spuntano i filari di cozze, e tanti rifiuti. Tra gli organismi più abbondanti figurano i policheti tubicoli Branchiomma luctuosum e Branchiomma bairdi, due specie aliene tipicamente insediate all’interno di aree portuali. L’alto carico organico dello stagno, e le acque ferme, rappresentano un ambiente ideale per questi animali filtratori.
Il nudibranco alieno Polycera hedgpethi e le sue ovature sul briozoo, anch’esso alieno, Amathia verticillata
Abbondano poi anemoni di mare, che formano ampi tappeti e coprono completamente i filari, e diverse specie di ascidie solitarie e coloniali. Tra gli animali vagili, ossia in grado di muoversi sul fondale, la fanno da padrone gli eterobranchi, le cosiddette lumache di mare: durante la nostra spedizione abbiamo incontrato 3 specie, tutte alloctone, ossia la lepre di mare Bursatella leachii, e i nudibranchi Godiva quadricolor (che avevamo già segnalato anche in Mar Ligure) e Polycera hedgpethi.
Tutte queste specie erano già note per il Lago Faro, e il fatto di averle ritrovate in quantità, insieme a diverse loro ovature, indica che sono ben insediate nel lago. P. hedgpethi, peraltro, si è adattata a nutrirsi del briozoo Amathia verticillata, altra specie presumibilmente aliena comune in molti ambienti portuali.
Un galleggiante da pesca spiaggiato, incrostato dai rari balani Megabalanus tulipiformis e Pachylasma giganteum
GIORNO 2
Sveglia prima dell’alba, per andare ad esplorare la spiaggia di Torre Faro dove, a causa delle impetuose correnti dello Stretto che generano intensi fenomeni di risalite di acque profonde, è possibile talvolta incappare in creature tipiche di grandi profondità. Noi siamo fortunati, e troviamo una interessante sorpresa. Contrariamente alla maggior parte dei loro simili, che colonizzano ambienti molto superficiali (e perfino le zone di marea e degli spruzzi), Megabalanus tulipiformis (di colore rosato) e Pachylasma giganteum sono balani tipici di acque profonde.
Il secondo, in particolare, vive tipicamente associato ad organismi carbonatici come diversi briozoi, bivalvi e l’idrocorallo Errina aspera, tra 150 e 250 metri di profondità; è noto per le coste africane atlantiche, e in Mediterraneo si trova esclusivamente sui fondali dello Stretto di Messina. Questi interessanti balani talvolta si insediano sui galleggianti di reti da posta rimaste impigliate in profondità; con il tempo i galleggianti possono staccarsi e risalire in superficie, dove finiscono poi spiaggiati lungo le coste messinesi.
Lo “scoglio tricolore”, coperto di gorgonie rosse (Paramuricea clavata), gialle (Eunicella cavolini) e bianche (Eunicella singularis)
GIORNO 3
L’Area Marina Protetta di Capo Milazzo è di recente istituzione; ciononostante sembra già funzionare molto bene. Colpisce in particolare lo stato di buona salute delle foreste di gorgonie, costituite da Paramuricea clavata, Eunicella cavolini, ma soprattutto grandi e dense colonie di Eunicella singularis, una specie generalmente meno comune delle precedenti.
In ottima salute anche le distese della madrepora Astroides calycularis, frequente sotto le volte di pareti e anfratti; questa specie, termofila, a seguito dei cambiamenti climatici in atto è in espansione verso le porzioni più settentrionali del Tirreno.
Fossile di gorgonia del genere Keratoisis, risalente a 2,5 mln di anni fa e oggi assente in Mediterraneo
GIORNO 4
Esplorando Capo Milazzo al di sopra della superficie, è impressionante notare come alcune rocce, risalenti a 2,5 milioni di anni fa, abbiano conservato tracce di un fondale marino all’epoca posto presumibilmente a qualche centinaio di metri di profondità. A testimoniarlo troviamo centinaia di fossili di madrepore profonde, ancora oggi presenti in Mediterraneo, come Madrepora oculata e Desmophyllum dianthus, e scheletri carbonatici della strana gorgonia Keratoisis sp., oggi presente solo in Oceano Atlantico.
Queste gorgonie prendono il nome di bamboo-coral per il loro particolare scheletro, costituito da porzioni carbonatiche intervallate da nodi organici. Completano poi il quadro pezzi di teche e aculei di ricci, vertebre di crinoidi, conchiglie e parti di esoscheletri di diversi crostacei. Un tesoro paleontologico alla portata di tutti!
Fossile di Patella ferruginea risalente a 125.000 anni fa
GIORNO 5
E a proposito di fossili, raggiungiamo Capo Gallo, nei pressi di Palermo, dove abbiamo la possibilità di camminare nientepopodimeno che su una spiaggia fossile. La costa è infatti costituita per un lungo tratto da un conglomerato che 125.000 anni fa rappresentava la zona di marea e un ambiente sommerso poco profondo: a testimonianza di ciò, abbondano le conchiglie di Patella ferruginea, una specie tipica della fascia intertidale, oggi rara e protetta, oltre a numerose conchiglie di altri molluschi come il murice troncato Hexaplex trunculus.
Trottoir a vermeti, biocostruzioni ad opera del mollusco Dendropoma cristatum
GIORNO 6
Tutti conosciamo le barriere coralline, biocostruzioni costituite principalmente da madrepore. Molti subacquei conoscono il coralligeno, biocostruzione mediterranea costituita da alghe calcificate. Meno noti sono i marciapiedi, o trottoir, a vermeti, costituiti principalmente dal gasteropode Dendropoma cristatum.
Questo mollusco vive all’interno di un tubo calcareo da esso prodotto, ed ha la tendenza a formare enormi aggregazioni in zona intertidale, dove miliardi di individui crescono gli uni sugli altri creando ampi cornicioni, che possono estendersi anche per diversi metri oltre la linea di costa.
Tali biocostruzioni aumentano l’eterogeneità spaziale, creando anfratti e pozze di marea, e vengono colonizzate da un’alta biodiversità. I trottoir a vermeti, oggi protetti a causa della loro vulnerabilità, si trovano esclusivamente in Mediterraneo, e sono relegati solo a poche aree; quelli di Capo Gallo sono tra i più ampi e strutturati!