Il ghost crab del Mar Rosso, Ocypode saratan
GRANCHI FANTASMA
Tra gli animali più adattati a tollerare l’esposizione all’aria figurano certamente i ghost crab del genere Ocypode, il cui rappresentante locale è Ocypode saratan. Il nome del genere è mutuato da una delle arpie della mitologia greca, e significa pressappoco “piede veloce”; epiteto particolarmente meritato da questi granchi che, se spaventati, corrono rapidamente sulla battigia.
Pur essendo fondamentalmente animali marini, vivono gran parte del tempo all’asciutto, ed entrano in acqua solo occasionalmente, per deporre le uova o per sfuggire a predatori terrestri. Durante il giorno stanno al riparo all’interno di complesse tane scavate nella sabbia, riconoscibili per gli ampi fori di entrata da cui si dipartono tracce dell’andirivieni dei padroni di casa, mentre di notte vagano sulla battigia alla ricerca di cibo. Gli occhi peduncolati permettono anche ai granchi di osservare l’ambiente circostante rimanendo parzialmente infossati nella sabbia.
Il grosso paguro intertidale Coenobita scaevola
GRANDI PAGURI
Un altro crostaceo adattato a passare gran parte della propria vita all’asciutto è il paguro Coenobita scaevola, che quando raggiunge la taglia massima predilige nascondersi all’interno delle conchiglie del gasteropode Turbo radiatus, come l’esemplare in foto. Questa specie rappresenta l’unico paguro prettamente terrestre della regione, e passa le ore più calde della giornata all’interno di tane profonde una ventina di centimetri, scavate nella battigia.
Torna in mare ad intervalli regolari solo per rifornire di acqua fresca ed ossigenata l’interno della propria conchiglia, così da poter scorrazzare per la spiaggia durante la notte, alla ricerca dei piccoli invertebrati di cui si nutre. Se spaventato, è in grado di nascondersi completamente all’interno della conchiglia stessa, chiudendo l’ingresso in maniera quasi ermetica con la chela e la prima zampa sinistra.
Tre esemplari di Istiblennius cfr. edentulus durante le ore notturne
PESCI FUOR D’ACQUA
Oltre ai semi-terrestri granchi fantasma, sono particolarmente stupefacenti le piccole bavose Istiblennius edentulus, che al calare del buio escono dall’acqua e si arrampicano, grazie a potenti scatti muscolari, su rocce e vecchi blocchi di corallo, dove passano la notte al riparo dai tanti predatori notturni che si muovono nell’acqua bassa. Uno straordinario pesce che dorme fuori dall’acqua!
Ciò è reso possibile dalla pelle mucosa (da cui il nome comune di “bavosa” attribuito a tutte le specie appartenenti alla famiglia Blennidae) e priva di scaglie, fortemente vascolarizzata, che permette al pesce di rallentare il disseccamento e al contempo ossigenarsi mediante respirazione cutanea. Durante il giorno, invece, I. edentulus si nasconde tra i coralli ed il coral rubble, a pochi decimetri di profondità, talvolta anche all’interno di pozze di scogliera, dove si nutre di alghe filamentose.
Il grosso chitone Acanthopleura vaillantii
CHITONI IN CERCA DI CIBO
Sugli stessi blocchi di corallo su cui si rifugiano le bavose, durante le ore notturne strisciano i grossi poliplacofori (comunemente detti chitoni) appartenenti alla specie Acanthopleura vaillantii che, potendo raggiungere una lunghezza massima di ben 50 mm, sono considerati i più grandi di tutto il Mar Rosso. I poliplacofori sono molluschi primitivi, il cui corpo appiattito è protetto da 8 piastre di carbonato di calcio articolate tra loro, dalle quali spunta una porzione di mantello (l’epitelio dorsale) fortemente calcificata che prende il nome di perinoto.
In questa specie, il perinoto è tipicamente ispido. I chitoni sono prevalentemente erbivori, e molte specie vivono in acque poco profonde; A. vaillantii è particolarmente superficiale, e con il favore del buio si avventura al di sopra della superficie alla ricerca di alghe intertidali da brucare in sicurezza.
L’anguilla serpente maculata Myrichthys maculosus durante le ore notturne caccia in acqua bassa
PREDATORI IN AZIONE
Appena sotto la superficie, a ridosso della linea di costa, si possono incontrare coloro che con la loro presenza hanno dato il via alla pressione evolutiva che ha spinto questi animali a cercare rifugio sulla terraferma: i predatori che, approfittando del buio, nuotano alla ricerca di prede. In meno di un decimetro d’acqua troviamo piccoli polpi, ghiotti di molluschi bivalvi e crostacei, giovani gronghi e la splendida anguilla serpente maculata Myrichthys maculosus, dalla livrea inconfondibile.
Quest’ultima, che raggiunge il metro di lunghezza, durante il giorno riposa infossata nel sedimento, ma durante le ore notturne si muove agevolmente nell’acqua bassa grazie ad il suo nuoto serpentiforme, cacciando crostacei e piccoli pesci che scova grazie al potente olfatto.
Un’aggregazione dell’ofiura Ophiocoma scolopendrina al tramonto, appena al di sotto della superficie
UN TAPPETO DI STELLE
A pochi passi dalla linea di costa si possono osservare anche grandi aggregazioni di stelle serpentine Ophiocoma scolopendrina. Essendo animali sciafili, amanti cioè dell’ombra, durante il giorno queste ofiure rimangono nascoste in anfratti a pochi centimetri di profondità, da cui lasciano uscire solo le lunghe braccia, che usano per catturare piccoli organismi planctonici e sostanza organica particellata in sospensione.
Appena prima del tramonto, quando la luce del sole non è più così forte, escono dai ripari e strisciano sotto il pelo dell’acqua tra piccole pozze sul fondo sabbioso, cibandosi di detrito organico.
Certo il Mar Rosso lascia a bocca aperta per la bellezza e la ricchezza della sua barriera corallina e della miriade di pesci che la popola, ma con un po’ di attenzione ci si accorge di come sappia regalare anche molti altri spunti zoologici, perfino al di fuori dell’acqua!