La medusa abissale Periphylla periphylla
Ci sono occasioni a cui, ahimè, non posso rinunciare. In genere, riguardano la possibilità di osservare e fotografare qualche animale marino raro, difficile da incontrare, o “strano” dal punto di vista evolutivo o comportamentale. Per questo, mi trovo spesso ad immergermi in condizioni non particolarmente appetibili; ecco quindi che una gelida immersione in compagnia di Periphylla periphylla era da tempo nella mia personale lista dei desideri.
Periphylla periphylla è una medusa abissale, che da 500 milioni di anni nuota in acque fredde, a profondità comprese tra 700 e 7.000 metri. È uno scifozoo, ossia un parente delle comuni meduse che ben conosciamo, ma appartiene all’ordine Coronatae, che include quasi esclusivamente specie di acque profonde.
Questa grande medusa ha una forma caratteristica, che le ha valso l’appellativo inglese di helmet jellyfish, ossia medusa-elmo, mentre l’abitudine di tenere i lunghi e robusti tentacoli rivolti verso l’alto e con gli apici ricurvi è all’origine dell’alternativo nome di crown jellyfish, medusa-corona.
La medusa abissale Periphylla periphylla
Il nome scientifico, che in latino significa pressappoco “circondata di foglie”, si riferisce invece al margine dell’ombrella, terminante in 16 ampi lobi ovali, simili appunto a foglie. Dagli incavi tra lobi contigui si dipartono 12 tentacoli, divisi in 4 gruppi. Sono ricchi di nematocisti, organelli urticanti che in questa specie raggiungono le dimensioni massime mai registrate tra gli scifozoi, con “giganti” di 100 µm di lunghezza.
A separare i gruppi di tentacoli, si trovano 4 ropali, organi di senso in grado di percepire la posizione della medusa nello spazio e l’eventuale luce ambientale, da cui l’animale prontamente rifugge: pare che l’esposizione alla luce gli sia letale! Per questo, vive generalmente a grandi profondità, e solo durante le ore più buie risale verso la superficie.
Nonostante l’allergia alla luce, la perifilla è in grado di produrre bioluminescenza, che emana in lampi se disturbata, forse per segnalare la sua pericolosità ad eventuali predatori.
La medusa abissale Periphylla periphylla
A partire dagli anni ’70, un progressivo incremento delle meduse nella regione del Lurefjord, in Norvegia, ha portato serie ripercussioni economiche e sociali, dal momento che queste hanno gradualmente distrutto gli stock ittici presenti nel fiordo (come tutte le meduse, sono ghiotte di uova e larve di pesci!) e hanno raggiunto abbondanze così elevate (fino a 2,5 individui a metro cubo!) da intasare le reti da pesca.
Oggi gli avvistamenti di P. periphylla sono in aumento lungo le coste norvegesi, forse a causa della riduzione della penetrazione della luce nell’acqua, dovuta ad un incremento del fitoplancton causato da cambiamenti climatici e locali eutrofizzazioni.
Quando poi, come nel caso del Lurefjord, correnti notturne concomitanti con fasi di alta marea portano le meduse all’interno di fiordi idonei, e ne rendono difficile l’uscita, queste si accumulano, continuano a ricevere cibo sotto forma di plancton dalle stesse correnti che le hanno trasportate, e non avendo praticamente nemici possono accrescersi indisturbate.
La medusa abissale Periphylla periphylla
Quella che per i pescatori locali è stata una maledizione, ha rappresentato una ghiotta occasione per chi desidera sfidare l’inverno norvegese per un incontro con questi animali abissali.
Infatti, bisogna attendere il periodo in cui le ore di luce sono al minimo, e la colonna d’acqua non ha termoclino, per osservare la risalita della perifilla durante le ore più buie, fino a lambire la superficie, per alimentarsi di krill, copepodi, chetognati e altro zooplancton.
Ecco perché in una gelida giornata di gennaio ci siamo imbarcati su un aereo alla volta di Bergen, fino a raggiungere l’isolato Gulen Diving Center, ottimo punto di partenza per raggiungere il Lurefjord.
La medusa abissale Periphylla periphylla
Dopo un paio di giorni di belle immersioni nei fiordi, e intervalli di superficie caratterizzati da improvvise grandinate e forti nevicate, ci rimane una sola possibilità di andare alla ricerca di meduse. Lasciamo il diving in tarda serata, in modo da lasciare il tempo alle perifille di risalire dalle profondità del fiordo, e navighiamo per un’ora nel buio, fino a raggiungere il centro del Lurefjord, su un fondale di oltre 400 metri. Arrivati a destinazione, ci prepariamo rapidamente e ci tuffiamo nel mare nero.
Dopo pochi secondi, dall’inchiostro che scandagliamo con le nostre torce compaiono uno dopo l’altro diversi esemplari di P. periphylla, maestosi ed eleganti. Sono meduse piuttosto attive, che cacciano con movimenti rapidi dei loro tentacoli, e rifuggono la luce delle torce nuotando in fretta verso il buio sottostante; sia la forma caratteristica, che i movimenti rapidi ed efficaci, ci mostrano quanto questa specie sia ben diversa dalle meduse a cui siamo abituati.
Così, alle due del mattino, usciamo dall’acqua intirizziti dal freddo, ma col sorriso sulle labbra, felici per questo prolungato faccia a faccia con la medusa degli abissi!